Un passato che ha lasciato traccia in nascondigli segreti, profondissime cisterne, lettere e spartiti musicali degli antichi abitatori.
Lo stesso passato che gli archivi storici riescono a risalire solo fino al 1906. Quando invece basta uno sguardo alla Dimora per scorgere, tra finestre e colonnati, misteriose tracce di quell’arte moresca diffusasi tra l’XI e il XV secolo.
Ma qui le linee arabeggianti si incrociano e convivono con elementi di pietra leccese e tufo, rimasti intatti anche dopo il restauro della struttura: quasi una fiera dichiarazione della Dimora, di appartenere comunque alla sua amata terra salentina.